Page 62 - Exploring Taste Magazine N.2
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EXPLORING TASTE—SANTA MARGHERITA GRUPPO VINICOLO









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       Foto Omar Torres/AFP/Getty Images

































          do per poi fermarsi. Negli ultimi vent’anni, la cultura messicana è profondamente   mantengono la stessa informalità “di strada” ma vi aggiungono la cura di chi ti vuole
          cambiata, e con lei sono mutate anche le abitudini gastronomiche, il loro guardare   coccolare, come se ti invitasse a casa. Tutt’attorno si muove e si amplia la scena delle
          “afuera”, fuori, dialogando con i Paesi circostanti e con quelli ancora più lontani. In   bakery, delle pasticcerie con delizie assortite, dei mercati e degli empori dove fare
          primo luogo con gli Stati Uniti, i cugini più stretti e insieme quelli con cui il rapporto   incetta di prodotti tipici, sempre più gourmand. Come in un quadro di Frida Kahlo,
          – politicamente e culturalmente – è da sempre più complicato. Oggi la più gran-  la ricchezza sta nell’abbondanza, nella somma di tinte diverse, nell’accumulo come
          de comunità losangelina è composta proprio da messicani, era dunque inevitabile   valore che non sminuisce ma arricchisce l’esperienza del consumatore. Accanto alle
          che questo f usso inarrestabile avesse un ritorno anche in patria. Se a Hollywood   sperimentazioni culinarie c’è la vasta scena dei vini, anch’essi sempre più raf  nati e
          trionfano registi nati e cresciuti qui (la triade da medaglia d’oro: Alejandro González   adatti a palati anche molto esigenti. Dai vitigni di queste terre arrivano le prime uve
          Iñárritu, Alfonso Cuarón, Guillermo del Toro, i veri visionari del cinema corrente),   piantate nella California del Nord. Qui non c’è la Napa Valley ma la Valle de Guada-
          a Città del Messico la cultura statunitense, intesa in senso molto ampio, è oggi un   lupe, appena più a Sud della California, il terreno è pressoché identico. La vinif ca-
          riferimento anche nella creazione di locali e indirizzi nuovi, in linea con le mode   zione messicana è di matrice tipicamente spagnola, e come i parenti iberici anche
          californiane. «Un tempo, quando a Mexico City si parlava di cucina di qualità, l’unico   questi vini puntano su profumi dolci e fruttati. Basta lasciarsi avvolgere da un calice
          riferimento era quella francese, copiata dai cuochi più ricercati», commentano in   di Cabernet, gustando una moderna rivisitazione del più classico burrito, per sentire
          città. Oggi lo scenario si è decisamente trasformato. Tutto si muove in fretta, ripor-  tutto il calore del comfort food messicano. Prima di immergersi nelle notti innaf  ate
          tando però a galla le radici del passato. Per attuare un dialogo con le generazioni più   di tequila di Città del Messico. Caotiche, frenetiche, instancabili. E piene di colori.
          giovani, gli chef messicani del momento hanno ripescato le ricette della tradizione,
          tratteggiando un quadro molto più ampio dei semplici tacos e simili. Oggi mangiare
          “local” vuol dire prepararsi a un’esperienza molto ricchissima, che unisce gli stile-
          mi della ristorazione di stampo occidentale a sapori – e colori, per l’appunto – che
          soltanto qui si possono trovare con una tale facilità. il cibo da strada assume una
          nuova identità quando arriva sulle tavole dei novelli bistrot appena aperti in città, che


                                                                                   La cucina messicana odierna è un sincretismo di tradizioni
                                                                                   pre-ispaniche e cucina coloniale spagnola. È molto varia da regione
                                                                                   a regione, ma fa grande uso, in generale, di mais e peperoncini.
                                                                                   Il pescato si cucina solitamente secondo lo “stile Veracruz”

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