Page 50 - Exploring Taste Magazine N.2
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EXPLORING TASTE—SANTA MARGHERITA GRUPPO VINICOLO
a menu che possiamo trovare soltanto qui. I classici piatti di pesce che ricordano in tutti alla scoperta di sapori rimasti come una volta, in angoli di regione pressoché
parte la cucina veneziana (il baccalà, in mille versioni, la fa tutt’oggi da padrone) si sconosciuti. È un’altra delle esperienze da non mancare, specie con l’arrivo della bel-
scontrano e in realtà incontrano le pietanze di carne di memoria austroungarica, la stagione. Da quelle colline, cominciando dal Carso circostante e arrivando f no ai
seguendo lungo il Danubio la rotta dell’Impero che fu. La tradizione locale mescola luoghi appena più distanti, arriva la lunga e gloriosa storia del vino, le grandi ribolle
piatti che sembrano usciti dalla cucina della nonna a sapori più esotici, perfettamen- e i morbidi sauvignon, il tocai – parola di origine, guarda caso, ungherese – che
te in linea con il suo essere da sempre un luogo di frontiera. Accanto a tutto questo, si nella sua denominazione uf ciale ha dovuto cedere il passo al più nostrano friulano,
è imposta negli ultimi anni la scuola dei giovani chef triestini, sempre più impegnati ma le inconfondibili note minerali sono le stesse che ben conosciamo. Ritroviamo
a portare innovazione nei ristoranti cittadini, senza smettere però di recuperare ed queste preziose etichette nelle tantissime enoteche disseminate per Trieste, dove
esaltare l’eredità culinaria che gli ha tramandato il loro luogo d’origine. Ecco perché sorseggiare un buon calice oppure farsi consigliare bottiglie più ricercate. È uso di
in città si assiste a un continuo scambio tra passato e presente, tra voglia di speri- questa vasta, variegatissima regione f nire il pasto con un bicchierino di Pelinkovac,
mentare e capacità di mantenere intatti i pilastri di una volta, celebratissimi ancora il liquore alle erbe sloveno importato da tempo in città e ormai diventato un gusto
oggi. Accanto ai nuovi indirizzi più cool, infatti, una delle più tradizionali forme di tipicamente locale, con cui bagnare, perché no, una fetta di presnitz. E anche questo
convivialità triestine resta il buf et, ovvero locali che conservano il calore della vec- nome orgogliosamente straniero lascia intendere che la contaminazione è il tratto
chia osteria, dove trovare ogni giorno facce conosciute di fronte a un piatto caldo. Il più bello di questa ricchissima cucina, f no alle battute f nali del dessert.
buf et è il posto che non impegna e che scalda, ma anche i classici ristoranti of rono
una punta di familiarità nient’af atto scontata, per una città che nel corso dei secoli
è stata contaminata così tanto. Il gusto caratteristico e f nale della cucina triestina
è forse il cren, la radice che dà la f rma a molti piatti della tradizione, la nota un po’
piccante che è al tempo stesso un segnalatore sociologico di chi hai di fronte. Sui
colli tutti attorno si incrociano le osmizze, piccoli produttori agricoli che possono
all’occorrenza trasformarsi in taverne. A primavera si animano di autoctoni e turisti,
La cucina triestina è ricca di influssi, ma è più mitteleuropea che
mediterranea. La parte di mare è influenzata dalle tradizioni
dalmate e istriane, ma le carni sono trattate secondo gli
insegnamenti dell'Europa centrale
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