Page 36 - Exploring Taste Magazine N.2
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EXPLORING TASTE—SANTA MARGHERITA GRUPPO VINICOLO
«Diciamo che in fabbrica siamo abituati a convivere con i grandi artisti e il nostro operaio è anche lui,
in qualche modo, un piccolo artista, che produce dei tessuti che sono essi stessi delle opere d’arte.
Ed è per questo motivo che i nostri tessuti sono diventati speciali, frutto di un continuo provare e riprovare»
a Bonotto, a Molvena in provincia di Vicenza, si pro- dentro, negli ultimi quarant’anni, hanno lavorato oltre trecento ar-
ducono alcuni dei tessuti più preziosi che sf lano sul- tisti, che hanno prodotto diciassettemila opere. La nostra fabbrica
le passerelle dei grandi marchi di moda, da Chanel è diventata un museo. Per la prima volta una fondazione per l’arte
Da Dior f no a Gucci, e dal 2007 lo si fa utilizzando contemporanea e una società per azioni, due soggetti giuridici com-
rigorosamente macchinari meccanici, non elettronici, privi di au- pletamente diversi, si sono mescolate insieme.
tomatismi. Macchinari “lenti”, insomma, ben lontani da quelli della
produzione in serie a basso costo. Fondata nel 1912 dal capostipite Così nasce quell’«artigianato dell’arte» che rende i tessuti Bo-
Luigi, la manifattura è oggi un gioiello della produttività tessile ita- notto degli esempi di eccellenza italiana.
liana, oltre che l’esempio di un nuovo modo di fare imprenditoria. È Diciamo che in fabbrica siamo abituati a convivere con i grandi ar-
allo stesso tempo una Fondazione per l’arte contemporanea (cono- tisti e il nostro operaio è anche lui, in qualche modo, un piccolo ar-
sciuta in particolare per la pregevolissima raccolta di artisti Fluxus), tista, che produce dei tessuti che sono essi stessi delle opere d’arte.
una “fabbrica lenta” e un luogo dove i giovani possono riscoprire Ed è per questo motivo che i nostri tessuti sono diventati speciali,
il valore di quell’artigianato d’arte che secondo Giovanni Bonotto frutto di un continuo “provare e riprovare”. È un po’ quell’ossessio-
è la chiave di successo del nostro Paese. Qui il direttore creativo, ne fantastica di cui parla Dante nel cuore della Divina Commedia
premiato nel 2013 da Fondazione Masi per il suo impegno per af- [Quel sol che pria d’amor mi scaldò ’l petto,/ di bella verità m’avea
fermare e trasmettere valori quali l’impegno sociale, l’impresa e la scoverto,/ provando e riprovando, il dolce aspetto: Paradiso, canto
scienza, condivide con noi la sua visione imprenditoriale, i suoi vini terzo, versetto terzo, ndr]. È lo stesso atteggiamento che ritroviamo
e cibi preferiti e le sue speranze per il futuro. in Leonardo da Vinci che vuole dipingere l’aria, è il motore che ha
dato il via al Rinascimento. Anche noi in fabbrica cerchiamo di ave-
Sono passati ormai dieci anni da quando ha introdotto il con- re quell’atteggiamento: se gli artisti non avessero mai “impollinato”
cetto di “ fabbrica lenta”. Ci aveva visto giusto, questo è certo. le nostre procedure, non saremmo mai diventati quello che siamo.
Se la sente di fare un primo bilancio? Fabbrica lenta è una nuova visione per la manifattura italiana, che è
Beh, la visione che dall’esterno si ha di fabbrica lenta è duplice: da una manifattura costosa e altamente specializzata, che può resistere
una parte ci sono ancora tanti imprenditori che pensano che io sia solo se non svende il proprio Dna. Però dobbiamo capire anche di
naïf, perché sono convinti non si possa fare industria con i criteri quale artigianato parliamo. Artigianale signif ca fatto a mano, ma
della lentezza. Credo sia perché non hanno capito f no in fondo qua- non necessariamente con la mentalità di “una volta”. Da Bonotto
le sia il vero valore di quella lentezza. Molti altri, invece, a cominciare non siamo nostalgici, produciamo cose che hanno un appeal con-
dai miei clienti, gli stilisti e i designer con cui lavoro, e dalle persone temporaneo. Ecco perché Alessandro Michele di Gucci sceglie di
che sono più vicine al mondo della cultura che a quello dell’impresa, produrre metà della sua collezione con noi.
approvano il mio metodo. La fabbrica lenta ha un grande succes-
so internazionale: recentemente, ad esempio, siamo stati invitati al Già dieci anni fa, lei aveva intuito che la “dittatura del brand”,
Centre Pompidou a Parigi e, insieme a loro, abbiamo creato il Prix ovvero la predominanza dell’elemento di comunicazione su
Littéraire Bernard Heidsieck-Centre Pompidou (un premio per la quello qualitativo, stava in parte svuotando di signif cato con-
letteratura “hors-livre”, e in particolare per la poesia sperimenta- creto l’industria della moda. Lo stesso concetto di made in Italy,
le, ndr). Tutto questo non sarebbe stato possibile se non avessimo poi, è diventato qualcosa di molto vago e anche intriso di certa
messo in piedi una fondazione per l’arte contemporanea dentro una retorica spicciola, all’interno del quale è conf uito di tutto.
manifattura. Potrei dire che la manifattura sostiene la fondazione, Esatto. E non è un caso che quel tipo di “f nto artigianato” o quel
ma allo stesso tempo la fondazione è il cuore della manifattura: qui “f nto made in Italy” spesso produca oggetti brutti, cheap, che non
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