Page 14 - Exploring Taste Magazine N.2
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EXPLORING TASTE—SANTA MARGHERITA GRUPPO VINICOLO








                             ell’ottobre del 2015 l’editore francese Éditions des   scelta di rimanere in questo locale», e cioè l’originale ristorante
                             Saints  Pères  ha  pubblicato  la  riproduzione  di  tre   fondato dai genitori, «è stata molto sof erta e molto pensata». Poi,
                             stesure inedite di Alla ricerca del tempo perduto di   quando allarga il suo satellite e inquadra non più Padova ma tutto
                    N Marcel Proust, e nello specif co dell’episodio, famo-  il Veneto, ammorbidisce i tratti: «Il Veneto è un posto magico»,
                    sissimo, delle madeleine af ogate nel tè. L’elemento interessante,   inizia, e se guardo la decina di fogli che contengono la trascrizio-
                    in questo, riguarda la sparizione delle maddalene: originariamen-  ne di questa intervista mi accorgo che quello sul Veneto è il pas-
                    te, a essere intinte nel tè erano fette di pane tostato spalmate di   saggio più lungo in cui Massimiliano parla senza pause né altre
                    miele. Il che, piuttosto tristemente, suggerirebbe come Proust non   domande. Continua: «Ha conosciuto tutte le inf uenze possibili e
                    sentisse alcun investimento emotivo nella madeleine, di come non   immaginabili. Le ha dimenticate, le ha sedimentate, e sono lì da
                    fosse, davvero, un suo ricordo personale sfociato in letteratura. Che   riscoprire». Si inf la nella storia, attraversa l’attualità, dice che «io
                    Proust fosse un cinico calcolatore non riduce però la grandezza di   non sono uno che vota ciecamente per il chilometro zero, perché
                    quel passaggio, la «deliziosa voluttà», la «essenza preziosa» del ri-  sarei un falso, perché è un concetto che va ponderato». È la secon-
                    cordo associato al cibo.                     da volta in pochi minuti che parla di pensare a lungo, si capisce
                    Parlando con Massimiliano Alajmo, chef de Le Calandre, tristellato   che è una parte importante del suo carattere. «Gli scambi e le re-
                    di Sarmeola di Rubano, a pochi minuti da Padova, era naturale che   lazioni def niscono la vita dell’uomo, e def niscono anche il cibo.
                    venisse fuori così insistentemente il tema della memoria: Massimi-  Per cui se oggi troviamo una grande inf uenza delle spezie nella
                    liano ha preso le redini de Le Calandre a diciannove anni, e la sua   cucina veneziana, non è perché coltivavano le spezie. Oggi è un
                    famiglia è immersa nella gastronomia dal Dopoguerra, quando il   momento in cui i conf ni sono dilatati, e gli scambi così frequenti,
                    nonno, Vittorio, aprì un banco di formaggi sotto il Salone di Padova,   e la cosa a cui dobbiamo stare attenti è non disperdere i valori del
                    f no al ristorante stesso, aperto dai genitori, Erminio Alajmo e Rita   territorio. Io mi sento territoriale in questo: nel poter preservare
                    Chimetto, e alla prima stella arrivata nel 1992. Una mattina di piog-  e proteggere quelli che sono dei giacimenti, delle conoscenze che
                    gia, davanti a un caf è mentre il ristorante è ancora vuoto, Massimi-  vanno condivise e allo stesso tempo protette. Altrimenti il rischio
                    liano sorride mentre ricorda: «Nella brigata di cucina ero quasi una   è quello di trovare, per dire, un radicchio che ha un aspetto straor-
                    mascotte. Ricordo che sognavo le divise dei cuochi, mi facevano   dinario, ma che non è fatto come vogliono i canoni, non ha quella
                    entrare nelle celle, era tutto un mondo animato di gusti e profumi».   croccantezza, quell’autenticità».
                    L’interno de Le Calandre è caldo, la luce si appoggia sui tavoli   Pochi minuti dopo, quel radicchio rosso di Treviso ci viene servito
                    come velluto, il freddo fuori si lascia dimenticare in fretta. È un   al tavolo, insieme a un’altra eccezionalità territoriale, le moeche
                    luogo protetto e, penso, così impermeabile alle intrusioni esterne   fritte, i granchi “molli” della laguna di Venezia. Sono due piatti che
                    che mi ricorda una vecchia biblioteca. Massimiliano dice che «la   parlano di territorio e, in modo inscindibile, di storia e costumi, di

























                            «Gli scambi e le relazioni definiscono la vita dell’uomo, e definiscono anche il cibo.
                       Per cui se oggi troviamo una grande influenza delle spezie nella cucina veneziana, non è perché
                      coltivavano le spezie. Oggi è un momento in cui i confini sono dilatati, e gli scambi così frequenti,
                               e la cosa a cui dobbiamo stare attenti è non disperdere i valori del territorio»








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